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al testo di Amina Narimi
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Gli uccelli in stormo o una fila di formiche sanno che il principio fu nel verde- e appena al terzo giorno- se nel becco c’è un ulivo, terre emerse, per piantare l’ebbrezza nell’asciutto,
sembra fermo, ma cammina come gli alberi - dove un buco li ferisce viene nuovo sui viticci gli apici e i germogli. Un chiamarsi insieme che innamora
le parole più sottili delle piante quando fanno odori in aria come rune dai capelli i fiori bianchi per le api fino al rosso così amato dagli uccelli E il nostro seme, per amore,
saprà andare lontano dalla pianta all’acquabuona ?- che ogni notte accende le radici che solleva le foglie come mani per rendere invisibili i suoi figli, nella stessa posizione di riposo che avevano alla nascita i germogli-
con un un dito sulle labbra e gli occhi chiari a ogni congedo recitare una preghiera ?
Il sonno delle piante è un testo sacro che s’immerge nel fiume della vita che si corica, benevolo, ai tuoi piedi, bagnandoli, quando tutto intorno è quiete. |
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